Papà da subito: l’esperienza del progetto 4e-parent

Il progetto europeo 4e-parent, per cui Zadig ha curato tutti gli aspetti della comunicazione e della formazione, ha lavorato sul coinvolgimento attivo e precoce dei papà nelle cure di bambini e bambine, producendo una bella mole di informazione ed esperienze, realizzando video e podcast, costruendo una rete tra le varie figure professionali coinvolte nei diversi aspetti della genitorialità e organizzando un’azione di advocacy con l’occasione della discussione sulla legge di bilancio 2025.

14 Mar. 2025

di Eva Benelli
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Progetti europei
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Sappiamo che un loro coinvolgimento attivo e precoce aumenta il benessere di bambini e bambine, così come quello della coppia. Sappiamo che l’incremento della produzione di ossitocina nel padre che accudisce il figlio o la figlia riduce la sua aggressività e il rischio di violenza di genere. Sappiamo che un supporto operativo concreto riduce l’abbandono del posto di lavoro delle mamme, favorendo l’equità di genere, ma anche la natalità. Sappiamo che molti padri sarebbero disposti a prendere congedi più lunghi se fossero pagati meglio e se non avessero paura di compromettere la carriera. Ma sappiamo anche che un numero crescente di aziende sta adottando politiche paritarie verso i genitori perché il ruolo di mamma e papà possa essere effettivamente condiviso.
Sappiamo, infine, che a dispetto di queste evidenze, sempre più supportate dalla ricerca e dalle esperienze di altri Paesi, la politica italiana ancora fa una gran fatica a confrontarsi con le scelte che potrebbero cambiare la realtà dell’essere genitori oggi in Italia. Cioè in un Paese dove il calo delle nascite prosegue inesorabile facendo registrare un – 34,1 dal 2008, l’anno in cui il numero dei nati vivi superava le 576mila unità e dove il numero medio di figli per donna è crollato a 1,2, al di sotto, quindi, del tasso di sostituzione.

Combattere l’arretratezza culturale su questo fronte

Il progetto europeo 4e-parent, appena concluso, che ha visto il coinvolgimento di Zadig per tutti gli aspetti della comunicazione e della formazione, ha lavorato su questi temi, producendo una bella mole di informazione ed esperienze, realizzando video e podcast, costruendo una rete tra le varie figure professionali coinvolte nei diversi aspetti della genitorialità e tentando un’azione di advocacy con l’occasione della discussione sulla legge di bilancio 2025. Quest’ultimo è stato l’unico obiettivo del progetto non completamente centrato, visto che pur raccogliendo interesse dai rappresentanti politici di tutti i partiti, all’atto pratico la proposta di modifica dei congedi riservati ai papà non è passata. Anzi, non è stata neanche discussa, rientrando tra gli emendamenti bocciati a priori.
C’è da chiedersi: che cosa impedisce alla politica di estendere il congedo di paternità oltre quei miseri 10 giorni che collocano l’Italia tra le posizioni più basse nella classifica della UE?
Il problema sembra prima di tutto culturale, una riluttanza ad abbandonare l’immagine della famiglia tradizionale, con il padre che porta a casa lo stipendio e la mamma che invece ci resta ad accudire la prole.

Un pacchetto di misure concrete e condivise

E sì che per scuotere questo immobilismo intriso di buone intenzioni e scarsi fatti, il progetto 4e-parent ha messo a punto un pacchetto di misure condivise con i diversi portatori di interesse, tra cui le aziende. La prima misura prevedeva di estendere il congedo di paternità obbligatorio dagli attuali 10 a 22 giorni lavorativi, di cui almeno 10 da fruire consecutivamente nel primo mese dalla nascita (per fare un esempio, la Spagna da anni prevede 16 settimane, di cui 6 obbligatorie). E già che ci siamo, garantire ai padri i permessi per accompagnare le partner in gravidanza alle necessarie visite mediche. Più sfidante, ma cruciale se si vuole intercettare una fetta importante di genitori del mondo di oggi: estendere la platea degli aventi diritto al congedo di paternità ai padri freelance, iscritti alla Gestione separata. Il costo stimato per le misure suggerite da 4e-parent ammontava a circa un miliardo e mezzo di euro, una cifra ragionevole (almeno prima della spinta al riarmo che, se attuata, taglierà drasticamente la spesa sociale) soprattutto se viene considerata per quello che è: un investimento con la prospettiva di un ampio ritorno in termini di benessere delle nuove generazioni e delle famiglie, di giustizia sociale, riduzione della violenza di genere e benefici per l’economia nazionale. Nonché di supporto alla natalità.
Per il momento non è andata e insieme alle oltre 100.000 persone che hanno frequentato il sito e i social del progetto, tuttora attivi, ci dobbiamo rassegnare festeggiare l’ennesima festa del papà che ai papà di oggi non propone davvero niente di interessante.