Dalla malattia alla salute: il congresso Aging Project propone di capovolgere la prospettiva per gli anziani

Dal congresso dell’Aging Project, progetto dedicato alla promozione della salute in età avanzata, due messaggi di fondo: l’importanza dell’interdisciplinarietà per affrontare i problemi legati all’invecchiamento e la necessità di spostare l’accento dalla cura della malattia alla promozione della salute. Partendo da uno stile di vita in grado di mantenerci in forma a lungo.

8 Ott. 2024

di Giulia Candiani
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Scienza
Salute
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Il congresso dell’Aging Project si è tenuto a Novara dal 3 al 5 ottobre 2024. Per maggiori informazioni: https://www.agingproject.uniupo.it/

 

 

La popolazione italiana sta invecchiando e l’aspettativa di vita continua a crescere, sia per gli uomini che per le donne. È una notizia positiva, ma ha un rovescio della medaglia preoccupante: nel 2050 un terzo della popolazione avrà più di sessantacinque anni d’età. Combinato con il nostro basso indice di fertilità (1,2 per donna contro la media europea di 1,5, quando per mantenere stabile la popolazione il tasso dovrebbe essere di 2,1) questo dato rivela subito la sua ambivalenza. Abbiamo conquistato una maggior aspettativa di vita, ma non potremo contare sul sostegno dei giovani. Se negli anni 60 per ogni dieci nuovi nati c’erano quattro ultra 65enni, oggi ce ne sono 20: questo significa che la quota di anziani sulle spalle di ogni nuovo nato è quintuplicata.
Inoltre è la popolazione anziana ad avere il maggior bisogno di assistenza e cura, ma già alle condizioni attuali il nostro Servizio socio-sanitario nazionale è al limite del collasso.

La ricerca può migliorare la vita in età avanzata

L’Aging Project, concepito nel 2017 dall’Università del Piemonte Orientale come progetto trasversale comune a più dipartimenti dell’ateneo, è nato dalle considerazioni sull’aumento della popolazione anziana, con la speranza che la ricerca possa portare un po’ di luce laddove il quadro si presenta fosco. Se il numero di anziani non può diminuire, infatti, si può però ridurre quello degli anziani in cattiva salute.

Dal 3 al 5 Ottobre a Novara si è tenuto il secondo congresso del progetto, durante il quale i ricercatori dell’Università del Piemonte Orientale si sono confrontati con quelli di altre università su diversi temi legati all’invecchiamento. Gli interventi si sono focalizzati sulla ricerca di base e traslazionale – i meccanismi biologici sottesi all’invecchiamento, l’individuazione di biomarcatori specifici e i possibili interventi per contrastare l’avvio del processo irreversibile che porta alla morte.
Al congresso dell’Aging Project sono stati anche affrontati i temi etici posti da una popolazione che invecchia, la sostenibilità delle soluzioni proposte, l’aiuto che può essere fornito dall’innovazione tecnologica e una possibile riorganizzazione del sistema socio-sanitario.

Così come si sta affermando il concetto di One Health, cioè che la salute degli esseri umani è interconnessa a quella di animali, piante e in generale dell’ambiente in cui si vive, anche nel caso dell’invecchiamento bisogna considerare l’influenza di fattori come la globalizzazione, il cambiamento climatico, le disuguaglianze e la trasformazione del mondo del lavoro. A questi si aggiunge l’impatto dei pregiudizi, come quello dell’ageismo, per cui una persona anziana, magari con un leggero decadimento cognitivo, “ha meno valore” e non viene trattata con la stessa dignità di una persona più giovane, per esempio negandole il diritto all’autodeterminazione o all’accesso a determinate cure.

Interdisciplinarietà e accento sulla salute

La prima chiave di lettura emersa dal Congresso è che, come società, possiamo affrontare una sfida complessa come quella posta dall’invecchiamento solo attraverso una collaborazione interdisciplinare e una contaminazione di saperi. Perché è sì importante continuare a indagare come funziona il processo di invecchiamento a livello delle singole cellule e degli interi organismi, ma è altrettanto importante continuare a riflettere sull’impatto della transizione demografica sulla società e sui nuovi temi etici emergenti.

La seconda chiave è che è necessario spostare l’accento dalla malattia alla salute, perché il vero obiettivo non è ritardare la morte, ma guadagnare più anni di vita trascorsi in buona salute. E per godere di buona salute da anziani bisogna giocare d’anticipo e adottare il prima possibile uno stile di vita salutare. Quello proposto dall’Aging Project, veicolato attraverso il sito e i canali social, è uno spostamento rispetto al paradigma dominante, per cui il bene è l’anticipazione della diagnosi di malattia, che lascia molto potere nelle mani del medico e al mercato della salute. Il vero bene, invece, è il mantenimento della salute e il raggiungimento di questo obiettivo diventa una questione di responsabilità individuale, perché richiede l’impegno a seguire uno stile di vita sano: ovvero avere una dieta equilibrata, ricca di alimenti di origine vegetale; essere attivi e non sedentari, percorrendo almeno 5 chilometri al giorno a passo sostenuto; non fumare e bere alcol con moderazione. Tra l’altro, così facendo, si fa il bene anche della società – una popolazione più sana pone meno richieste al Sistema sanitario – e del Pianeta, perché le scelte di vita salutari sono in linea di massima più sostenibili anche per l’ambiente (per esempio ridurre il consumo di alimenti di origine animale, spostarsi a piedi o in bicicletta invece che in automobile).