Inquinamento da farmaci, una minaccia reale per l’ambiente
È stata pubblicata alla fine del 2024 su Drug Safety la call to action di un gruppo di esperti che ha richiesto misure urgenti per arginare il problema, sempre più grave, dell’inquinamento ambientale legato ai farmaci. Bisogna creare nuove norme e coinvolgere professionisti sanitari e cittadini.
Immagine realizzata da Chat GPT
È stata pubblicato alla fine del 2024 su Drug Safety il documento “Call to action: Pharmaceutical residues in the environment: threats to ecosystems and human health” che intende sensibilizzare professionisti sanitari, decisori e cittadini sulla necessità di misure urgenti e su più fronti per arginare l’inquinamento ambientale legato all’uso, spesso inappropriato, di farmaci. Questa call to action è il frutto dei lavori di un gruppo internazionale di esperti di farmacovigilanza riunitisi a Erice a settembre 2023. I convegni organizzati a Erice dalla Scuola Internazionale di Farmacologia “Giampaolo Velo” rappresentano un appuntamento fisso ai quali Zadig partecipa. Sono l’occasione per discutere e portare all’attenzione della comunità scientifica aspetti emergenti o rilevanti di farmacologia e farmacovigilanza. L’edizione precedente si era concentrata sulla sicurezza degli integratori alimentari.
La produzione e il consumo di prodotti farmaceutici, in costante aumento, hanno ormai portato a una contaminazione ambientale ubiquitaria (acque dolci e mari, falde acquifere, suolo) .
Come i farmaci arrivano nell’ambiente?
Le vie attraverso cui i farmaci arrivano nell’ambiente sono molte: i farmaci o i loro metaboliti vengono rilasciati dai sistemi di scarico di abitazioni e ospedali, in seguito a trattamenti di terreni agricoli, dalle discariche e dai sistemi di smaltimento (a volte non sicuri), dall’industria farmaceutica. Le tecnologie di trattamento delle acque oggi non riescono a rimuoverli completamente, senza contare che in alcune parti del mondo non vengono adottati sistemi di trattamento.
Le sostanze rilevate sono molteplici (psicofarmaci, antidepressivi, antinfiammatori non steroidei, antibiotici e farmaci ad azione ormonale). Meritano attenzione anche sostanze volatili, come i gas anestetici e gli idrofluorocarburi contenuti negli inalatori pressurizzati.
Ci sono ormai molte prove dei molteplici potenziali effetti dannosi dell’inquinamento da farmaci sugli ecosistemi e le catene ecologiche, con rischi diretti e indiretti, in un’ottica OneHealth, per tutti i viventi, uomo compreso.
Per esempio, i metaboliti dei contraccettivi orali rilasciati nell’ambiente interferiscono con il ciclo riproduttivo e lo sviluppo dei pesci e degli anfibi (si usa il termine endocrine disruptors). Ancora: i residui di farmaci psicoattivi come la fluoxetina influenzano il comportamento dei pesci, rendendoli meno avversi al rischio e più vulnerabili ai predatori.
L’uso del diclofenac in India ha portato alla virtuale estinzione degli avvoltoi, essendo estremamente nefrotossico per questi volatili.
Inoltre l’uso inappropriato e lo scarico di antibiotici nelle acque aggravano i rischi di resistenza antimicrobica e potenzialmente compromettono il ruolo dei batteri nel metabolismo delle sostanze organiche nell’acqua e nel suolo.
Le preoccupazioni riguardano anche l’esposizione umana, diffusa e cronica, a bassi livelli di residui di molteplici prodotti farmaceutici attraverso l’acqua potabile, gli alimenti coltivati, le carni e il pesce, i latticini; per esempio, ci sono timori per il superamento di soglia di alcuni farmaci (carbamazepina, trimetoprim/sulfametossazolo).
In aggiunta, poiché i rischi sono associati a esposizioni prolungate (di anni) a concentrazioni basse di una miriade di composti e i dati dunque difficili da raccogliere, c’è tutta una zona di incertezza e non conoscenza sui rischi reali. Di ecofarmacovigilanza si parla da almeno trent’anni – uno dei pionieri è stato Giampaolo Velo, cui è dedicata la scuola di Farmacologia di Erice -, però le azioni coordinate sono state fin qui piuttosto limitate. Ma non è mai troppo tardi
Un’azione possibile in cinque ambiti
Nella call to action vengono individuati i cinque possibili ambiti di un’azione possibile in un’ottica OneHealth che coinvolge professionisti sanitari, decisori e cittadini.
- Intensificare i controlli e la ricerca.
- Valutare la gravità e la probabilità dei rischi (prioritizzazione e pianificazione).
- Introdurre normative nazionali e sovranazionali che guidino la prevenzione e impongano un cambiamento dei comportamenti).
- Coinvolgere attivamente i professionisti sanitari.
- Comunicare efficacemente e aumentare le conoscenze e la consapevolezza.